Selene, sindrome di Rett: ora sta meglio. Grazie all'epigenetica - S-Drive per il Test di mappatura dei fattori epigenetici

Selene aveva 2 anni quando all’Ospedale San Paolo di Milano diedero ai genitori la diagnosi: il gene MECP2 era deleto.

Secondo la diagnosi clinica ufficiale Selene non avrebbe parlato, non avrebbe usato le mani, sarebbe andata verso una degenerazione certa perché il suo organismo non produce una proteina che si trova sul cromosoma X. In pratica, definita Sindrome di Rett.

Ma il papà, Giovanni Gaziano, aveva appena finito di leggere il libro di Bruce Lipton, dove si parla di epigenetica. E si spiega chiaramente che oltre il 90% dell’espressione dei nostri geni dipende da fattori ambientali.

Giovanni non sapeva ancora che il problema di Selene non era irreversibile, dipendeva da campi elettromagnetici e da un insieme di concause curabili. Non era immutabile.

Lo aveva però intuito.

mi sono informato su chi coltivasse questa branca della scienza qui in Italia e sono stato orientato al dottor Bartolomeo Allegrini

Il test SDrive e l’inizio di un percorso di guarigione

Grazie al test dei marcatori epigenetici SDrive e all’esperienza di Bartolomeo Allegrini, clinico, omotossicologo, embriologo, professore ordinario all’Università di Ginevra, i genitori di Selene hanno potuto effettuare uno screening di tutto l’organismo della piccola.

Cosa ha rilevato il test? In primis, una forte sofferenza da inquinamento elettromagnetico. E poi molteplici fattori in squilibrio, ad esempio il fondamentale asse intestino cervello.

Se non si ha l’intestino sano le tossine virali e i batteri passano il filtro intestinale e disorientano le cellule cerebrali.

Le malattie sistemiche non sono imputabili a un organo, ma è un insieme di concause a generare il problema. Nel caso di Selene il primo problema a essere rilevato, per impatto, erano i campi elettromagnetici (cellulare et similia) ma anche il sistema nervoso era in stato di forte squilibrio e abbiamo iniziato a lavorare su quello. Poi, a un secondo controllo sono emersi altri fattori micro biologici, ad esempio il fondamentale asse intestino cervello. Perciò, curando anche la disbiosi intestinale e dando una dieta ferrea, dopo aver eliminato l’impatto elettromagnetico, il sistema corpo di Selene ha ripreso forza.

La sindrome di Rett è immutabile o ha una matrice epigenetica?

Da lì, da quella anamnesi profonda, è iniziato il percorso  che sta portando Selene a miglioramenti enormi, grazie a una equipe multidisciplinare: riflessologo, logopedista, psico motricista, osteopata, pedagogista, nutrizionista e specialisti di volta in volta identificati grazie a uno studio e a una ricerca indefessa.

Selene segue una dieta priva di caseina, glutine e zuccheri. L’approccio integrato, che vede l’organismo come sistema, ha consentito di riparare gli squilibri nel corpo di Selene, i cui miglioramenti sono oggetto quotidiano di interesse sul canale Tik Tok a lei dedicato.

La matrice epigenetica della sindrome di Rett in questo caso è oggettivamente constatabile. E la vera rivoluzione è un approccio che tenga cura dei fattori ambientali che determinano l’espressione genica. Come dice Giorgio Terziani, imprenditore che ha portato in Italia la tecnologia SDrive,

se riusciamo a prenderci cura della salute dei padri e delle madri prima del concepimento, possiamo fare un grosso passo avanti

Ormai è conclamato che i primi mille giorni di vita abbiano un impatto fondamentale sulla salute del nascituro.

La tecnologia SDrive consente di mappare  tutti i fattori che possono danneggiare la salute delle persone, facendo emergere carenze nutrizionali e danno ambientale.

Tantissimi altri casi ci dimostrano che spesso, quanto considerato irreversibile o inguaribile, è epigenetico e quindi curabile.

Ve li racconteremo qui.