Il metodo scientifico o sperimentale, detto anche galileano - S-Drive per il Test di mappatura dei fattori epigenetici

Il credo convenzionale seguito dalla scienza risale ancora al lontano 1650, esso infatti definisce che:
“la missione è quella di ottenere conoscenza che possa essere utilizzata per dominare e controllare la Natura”e questo è quello che cerca di fare tuttora anche la scienza moderna.
In realtà considerando le stesse rivelazioni della Fisica Quantistica, nella definizione del campo che collega tutti con il tutto e dove l’osservatore stesso influenza l’esistenza di una realtà oggettiva, dovremmo piuttosto occuparci a comprendere come integrarci ed interagire noi stessi con la Natura, ovvero come partecipare all’interno della comunità, anziché di pensare a come dominarla.

I limiti delle scienze empiriche

Il metodo scientifico, in quanto tale, si basa su precise regole logiche che sono necessarie per rispettare la realtà e l’obiettività nello studio dei fenomeni naturali. Per “scientifico” si intende un evento che, riprodotto nelle stesse condizioni, dà luogo sempre allo stesso risultato. Questo, però, a patto che la Scienza abbia gli strumenti per riprodurre o verificare l’evento: dipende infatti dal tipo di evento.

Denominate anche scienze empiriche, basandosi esse sulla sperimentazione, esse partono da due elementi essenziali: l’oggetto in fase di studio ed il metodo impiegato su di esso per fini conoscitivi. Questa conoscenza, che parte dall’esperienza, si basa su singole osservazioni, che possono, però, raggiungere il livello di teoria generale, in una modalità descrittiva ed esplicativa di una specifica realtà. Quest’ultima si considera osservabile per principio con l’utilizzo di vari strumenti e l’applicazione di diverse modalità.

 

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